La caviglia che fa male. Il futuro già deciso. Dopo aver stretto i denti, a lungo, Luca Toni si ferma ai box. Per curarsi, ma non solo.
Un passo di addio, con Pazzini in campo dal primo minuto. Un autentico passaggio di testimone. Così è stato contro il Chievo. Così è stato contro il Milan. Così sarà anche contro il Cagliari.
Il bomber viola difficilmente recupererà, lasciando così spazio all’attaccante toscano; uno che ha bisogno di giocare, e forse anche di segnare, per scacciare via ogni dubbio sulla sua importanza, sul suo futuro.
"Pazzini non ha bisogno di esami", ha ripetuto Prandelli qualche giorno fa. Vero.
Altrettanto vero che, queste ultime partite, serviranno comunque a tutti.
Altrettanto vero che, queste ultime partite, serviranno comunque a tutti.
A Pazzini, alla squadra, alla società, ai tifosi. Per anticipare i tempi, per capire meglio.
Toni, intanto, osserva. Osserva il balletto di cifre sul suo addio (per qualcuno sarà ceduto a 20 milioni, per altri addirittura a 8, vista la nuova normativa Fifa), studia l’inglese (o il tedesco), si prepara ad una nuova avventura. Da 7 milioni di euro a stagione. Roba da guinnes.
Se ne andrà, senza un sussulto, senza uno striscione. Per adesso senza un coro.
Volenti o nolenti Toni non è diventato una bandiera.
Qualche maglietta (anzi molte) con la scritta "Toni e Furmini", ma poco più.
Mai sbocciato, fino in fondo, l’amore tra il bomber gigliato e Firenze.
Sarà stato i cambiamento di tutto il mondo del calcio, degli atteggiamenti, o forse una sua mossa sbagliata.
Sbagliata come quella di chiedere di andarsene nella settimana più difficile per la Fiorentina. Quella dello scandalo Calciopoli, quando la paura era tanta.
Sbagliata come quella di chiedere di andarsene nella settimana più difficile per la Fiorentina. Quella dello scandalo Calciopoli, quando la paura era tanta.
Nessuno la prese bene. Anzi.
Proprio quando Toni era praticamente stato ceduto (all’Inter per 25 milioni circa, con Corvino che aveva già “fermato” Amauri), la mossa dei Della Valle. Vincente: Toni che torna sui suoi passi, con una preziosa promessa in tasca e Firenze che osserva, contenta della “forza” dimostrata dalla propria proprietà. E sapendo bene che Toni si era “sacrificato”.
Una Firenze però anche delusa dal comportamento del giocatore e quasi indifferente.
Però tutti sapevano bene (e lo riconoscono ancora oggi) che, nonostante qualche limite tecnico, i suoi gol Toni li avrebbe fatti e sarebbero serviti. Numericamente e psicologicamente. E così è stato. Toni è servito a Firenze, Firenze è servita a Toni.
Però tutti sapevano bene (e lo riconoscono ancora oggi) che, nonostante qualche limite tecnico, i suoi gol Toni li avrebbe fatti e sarebbero serviti. Numericamente e psicologicamente. E così è stato. Toni è servito a Firenze, Firenze è servita a Toni.
Questa la realtà di una bella relazione, alle volte noiosa…a tratti entusiasmante. Certamente non dalle emozioni forti.
Finirà così, probabilmente. Con qualche applauso, il giorno di Fiorentina-Sampdoria, ultima giornata di campionato, e con qualche boccaccia. Con il ringraziamento, per la valanga di gol che Toni ha regalato ai viola, consegnando sul campo due piazzamenti da Champions League.
Finirà così, senza nessuno che gli chieda di restare.
Perché Toni ha già deciso. Perché Firenze ha già deciso.
Adesso è il futuro ad interessare.
Adesso è il futuro ad interessare.
Un futuro chiamato Giampaolo Pazzini, ma non solo. Un futuro che, inevitabilmente, dovrà portare con sé anche altri nomi.
Perché se Toni non lascerà un vuoto di emozioni, lascerà sicuramente un vuoto di reti. Pesanti da colmare.
Se ne va, in fondo, uno degli attaccanti più prolifici al mondo.
Pazzini 31 gol in un anno non li farà. Almeno per ora.
Arrivederci sig.Luca, con quella parrucca eri veramente fashion.
1 commento:
Well written article.
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